giovedì 6 gennaio 2011

2 LA TRADIZIONE

Capita quindi che un modo di fare, di sentire, di giudicare, dei costumi, etc. esistano senza alcun motivo razionale.

Succede che un livello più basso di sapere, ad esempio la tradizione, sia in contrasto con un livello più alto, ad esempio la razionalità scientifica.
Sarebbe ora di finirla di mangiare - in un colpo solo alla vigilia di Natale - capitone, papaccelle (peperoni sott’aceto), scelle (ali) di baccalà fritto, insalata di rinforzo, noccioline, mostaccioli e roccocò. E tant'altro.
Senza un perché. Solo per tradizione.
Ripetere un comportamento ossessivamente (la tradizione) e senza una qualsiasi logica è come ripetere un mantra per addormentarsi; ti fa stare bene; ti calmi senza capire; ti rilassi.

Ti rilassi al punto che inviti a pranzo il tuo boia che anzi coccoli ed a cui offri anche da mangiare (subire modelli  comportamenti inculcati da altri). 
Inconsapevolmente.

L'ospite è il tuo padrone e dopo il ruttino ti taglierà la testa.
Continui a votare il politico, a sceglierti una moglie, a fare figli, ad andare in vacanza, a guidare il suv, a desiderare di farti questa e quella.




Quante rivoluzioni ci vorranno per cambiare la testa di codesti microcefali?
 


Al punto in cui siamo è come svuotare l'oceano con un cucchiaio!




  



2 commenti:

  1. Forse lo facciamo per non sentirci esclusi, per semplice appagamento, per preconcetti inculcati...o forse perchè l'uomo non ha provato un nuovo modo d'intendere la vita e quei pochi che provano a farlo sono irrimendiabilmente tagliati fuori.
    Saluti

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  2. Ciao Mark
    Ripetere comportamenti inculcati per non sentirci esclusi, come la nenia per addormentare il bambino, è direttamente proporzionale alla paura di restare "soli".
    Credo che sia per la paura ancestrale della morte.
    Ecco che quindi urge "lo stare insieme a tutti i costi", stare in gruppo per esorcizzare la morte quasi che la morte, tra tanti, non riesca a trovarci.
    Da ciò l'ossessione dell'appartenenza al gruppo, al partito politico, al tifo per la squadra, alla propria parrocchia, alle proprie tradizioni etc.
    E più il gruppo è numeroso ... più è facile nascondersi.

    Credo, in sintesi, che imparando a stare da soli (e non "isolati"), accettandosi, amandosi, sviluppando la consapevolezza di noi stessi e di quanto ci accade intorno, si può arrivare ad una maggiore serenità e, talvolta, alla pace interiore. Più consapevolezza, dunque.
    "Pace interiore" intesa non come "sonno" ma come gioia di condividere.

    Ciao Mark a presto (spero)

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