IL VIGILE
Gennaro è mio amico dai tempi della scuola.
Non ci siamo mai persi di vista e, quando ci rivediamo, ci raccontiamo tutto.
Lui fa il vigile urbano in una città di provincia del napoletano. Oggi si dice polizia municipale.
L’altro giorno mi ha raccontato un episodio accadutogli in servizio che è allo stesso tempo comico e tragico.
Quando tanti anni cominciai a lavorare al Nord Italia notai subito, provenendo da Napoli, che quando scattava il rosso, i pedoni si fermavano ed aspettavano. Una volta, nell’attesa che scattasse il verde, sentii una mamma redarguire suo figlio per qualche capriccio con “se non fai il bravo chiamo il vigile, capito?” con l’effetto di far smettere all’istante il bambino.
E’ probabile che qui, al sud, lo stesso bambino avrebbe continuato a fare i suoi capricci magari battendo ancora più forte i piedi a terra ritenendo il vigile una figura talmente insignificante da non fare paura neanche ad una mosca.
Il vigile!
Al Nord, tanti anni fa, lo vedevi tutto elegante nella sua divisa, con i guanti bianchi ed il blocchetto delle multe in mano, la paletta nello stivale, lavato e sbarbato come se dovesse andare ad un matrimonio.
Quando fischiava ad un incrocio sembrava il giorno del giudizio universale.
Si fermavano anche le ambulanze!
A Napoli è un’altra cosa.
Il vigile, quando lo trovi, generalmente dirige il traffico aiutando il semaforo a cambiare colore.
Magari con la divisa spiegazzata, la camicia con la macchiolina di caffè e la cravatta allentata per il caldo.
Oggi le cose vanno diversamente. Ma qui in provincia ancora c’è ancora qualche vigile che cerca di stare “tranquillo” imboscandosi da qualche parte, nella salumeria o al bar, guardando tutto da lontano.
Pochi giorni fa ne intravidi uno che si rilassava sorbendo il caffè e sbirciando per strada da dietro alla vetrina del macellaio, protetto dal quarto di bue appeso al gancio e tra filari di salsicce.
Da quella postazione valutava attentamente se era il caso di intervenire. Magari per qualche multa.
Ma non sempre è così e, qualche volta, anche i vigili urbani sono chiamati a fare qualche azione eclatante o, addirittura, qualche arresto.
Gennaro mi raccontò di un tranquillo pomeriggio d’estate in cui le cose erano andate bene: qualche rilievo stradale per incidente, qualche transenna al fabbricato pericolante, la chiamata ai vigili del fuoco per l’incendio di alcuni cassonetti …. insomma … roba d’ordinaria amministrazione!
Ma, all’improvviso, sentirono sparare.
Un tizio, per difendere la propria moto dall’assalto di una banda di teppistelli che glielo stavano rubando, cominciò ad urlare a più non posso richiamando l’attenzione della gente.
La scena era cruenta. I ladri, pur di fare in fretta, trascinarono la moto con tutto il proprietario che non la voleva mollare per una decina di metri andando, tra l’altro, a sbattere contro un muro con l’effetto di rompere la moto e di farsi molto male rovinando, tra l’altro, in pieno su un altro della banda che brandiva una pistola nella mano.
Pistola da cui era accidentalmente partito un colpo che, ironia della sorte, aveva ferito un cane randagio che sanguinante guaiva a terra dal dolore.
I presenti, indignatissimi, riuscirono a bloccare quattro di quei ragazzi e li consegnarono ai vigili urbani che arrivarono in forze dal loro comando che era lì a pochi passi.
Dovettero prenderli in consegna anche per evitare un linciaggio.
Per arrestarli formalmente li portarono con tre auto, a sirene spiegate, alla polizia. Quella vera.
Ma, a volte succede, alla polizia non c’era nessuno; tutte le gazzelle erano impegnate per servizio e la cella del comando di polizia era troppo piccola per i quattro.
Il piantone della caserma chiese quindi “la cortesia” ai vigili di continuare nell’opera d’arresto conducendo i malviventi direttamente al vicino carcere di Poggioreale.
Arrivati a Poggioreale, i ladruncoli furono subito scortati in cella dalle guardie carcerarie e con l’aiuto dei vigili stessi che, usando la forza, cercavano di tenerli a bada poiché continuavano ad urlare ed a tentare di scappare.
All’improvviso Gennaro, il mio amico, mentre toglieva le manette ad uno dei furfanti ormai in cella, fu scosso dalle urla che echeggiarono nel corridoio.
Erano gli altri carcerati che, dalle sbarre delle loro celle, urlavano il loro sdegno verso quello che, per loro, era un “arresto” di serie B, un arresto indecoroso, infamante, denigratorio.
Un’offesa all’etica ed alla professionalità di tutte le categorie di malviventi.
Una vergogna!
Uno dei carcerati, rivolto ai neo arrestati ed ai vigili che li tenevano, urlò:
“Sit’ proprio na chiavica! A prossima vota facitev acchiappa’ da a nettezza urbana!”
Traduzione:
“Come ladri siete proprio una schifezza! La prossima volta vi farete arrestare anche dai netturbini!”
Farsi arrestare dai vigili urbani! Povero Gennaro!