Quest’anno
le ferie le abbiamo trascorse in città ed è stato bellissimo.
Non
per risparmiare perché siamo ricchi di famiglia.
Io
per avere un po’ di tempo per aprire un nuovo blog in cui spiegare con parole
semplici come sia riuscita l’economia a strangolarci più della politica, della
corruzione, delle mafie e del papa. E mia moglie per tentare di rivedere Chocolat
o qualsiasi film d’amore.
Allora
un bel giorno d’agosto siamo andati da Ikea.
Noi
non andiamo da Ikea a prendere il fresco o a portare i bambini allo smoland o a
mangiare polpettine di renna in succo di mirtilli.
Anche
perché ci stanchiamo presto di guardare le librerie Billy e le nuove stoffe dei
divani Ektorp.
Noi
all’Ikea andiamo a comprare le piantine di orchidee perché durano tanto anche
se, quasi sempre, le abbandoniamo da qualche parte all’uscita per scappare via spaventati
dalla coda alle casse.
Da
Ikea quel giorno c’era tutta la Terronia. Incuranti dell’imminente fine del mondo.
Te
ne accorgevi già al parcheggio che c’era stato un esodo biblico allorquando una
signora, dopo averci avvistati e rincorso, tentava di sfondare il vetro
posteriore con le nocche delle mani per richiamare l’attenzione e chiedere, a
gesti, se stavamo arrivando o andando via. Quando io, a gesti, rispondevo che
eravamo appena arrivati lei, sempre a gesti, ci mandava a fanculo.
Comunque
a giudicare dall’abbronzatura e dai SUV nuovi di zecca che giravano in tondo in
cerca di un posto molti, secondo me, provenivano direttamente dal mare per
concedersi una giornata di vera vacanza in città lontani dall’acquagym e dagli
animatori a caccia di partecipanti alla caccia al tesoro.
C’erano
intere famiglie con tanto di nonni e nipotini.
Ma
buona parte era costituito da donne incinte venute per scegliere la cameretta
dei bambini tenendosi il pancione con una mano e divorando muffin con l’altra mentre
il marito misurava i mobili con il metro di carta e prendeva appunti con la
matita piccolina di Ikea appoggiata all’orecchio come un salumiere.
E’
come comprare una nuova gabbia al pulcino appena nato per farlo diventare un pollo grande e grosso da
offrire a Monti & C. per farne un pollo alla diavola.
Prima
di tornarcene a casa siamo andati a comprare mozzarella e prosciutto.
Il
prosciutto crudo è sempre salato.
Lo
so che voi comprate quello buono e solo quando è al punto giusto cioè al centro
e ci spendete un sacco di soldi per due etti di Parma o San Daniele.
Ma
io dei salumieri non mi fido.
Vi
riempiono di chiacchiere dicendovi che il grasso è la parte migliore e così vi
lasciano anche un po’ di cotenna attaccata al grasso della fettina. Roba da
farci i fagioli con le cotiche.
Lo
paghi come un San Daniele e ti danno un San Gennaro.
Ecco
perché a volte è meglio il prosciutto cotto. Gran biscotto.